Bambini liberi di esprimersi? Il dilemma dei grandi

Tuo figlio è una spugna che ogni giorno assorbe il colore delle tue abitudini, delle tue parole e delle tue credenze. Comprendere questo passaggio è la prima tappa per lasciarlo libero di esprimere il colore (unico) che è venuto a manifestare nel mondo” Cit. Roberta Cavallo e Antonio Panarese

Mi trovo spesso ad accompagnare genitori in difficoltà nell’educazione dei propri figli. Respiro la loro frustrazione e la loro sensazione di impotenza che a volte rasenta la disperazione. Questa nuova generazione è tosta, ci sta costringendo a guardarci dentro e a fare i conti con tutte quelle parti di noi che sono in conflitto. Ci sta costringendo a cercare la nostra felicità perché solo allora loro potranno davvero crescere nel benessere.

Partiamo dal significato della parola educare: dal latino e-ducere, tirare fuori, permettere a ciascuno di essere chi realmente è.

Bambini liberi di esprimersi? Di essere loro stessi? E’ il grande dilemma dei genitori

Quella che da sempre è la nostra interpretazione di educare è invece quella di mettere dentro. Far capire, guidare, inculcare i nostri valori, inserire le nostre esperienze, creare, di fatto, dei cloni di chi siamo o peggio, di chi vorremmo essere.

I nostri figli, nipoti, alunni non sono altro per noi che dei contenitori vuoti in cui immettere tutto quello che noi reputiamo significativo e importante perché i bambini vengano accettati dalla società, dai nonni, dagli insegnanti, da noi.

Ma ci domandiamo cosa occorre loro perché siano loro stessi i primi ad accettarsi?

In realtà stiamo ripetendo lo stesso disegno che noi, a nostra volta, abbiamo subito. E pensare che per recuperare la nostra felicità occorre cancellare tutto quello che non fa parte di noi ma che abbiamo subito nolenti da bambini. Occorre sostituire i pensieri zavorra e le convinzioni azzeranti che non fanno parte di noi perché ci sono state inculcate durante la nostra “educazione”.

Partire dal presupposto che i bambini con i quali veniamo in contatto non siamo noi ci permette di considerarli come persone con una propria unicità. Ci permette di vederli non come dei contenitori vuoti da riempire ma come esseri già completi di tanta bellezza, basta “solo” rispettarla e permetterle di uscire e di fluire.

Come fare per rendere i bambini liberi di esprimersi?

Ascoltandoli col cuore. Accogliendoli senza giudicarli; accompagnandoli senza guidarli nelle scelte; permettendo loro di decidere cosa è bene e cosa è male per loro; dicendo più si è meno no.

Semplice? Ovviamente no. Noi per primi non abbiamo ricevuto tutto questo, ma la soddisfazione di quando vedremo i nostri bambini un giorno adulti felici, realizzati, che si rispettano e vengono rispettati, ci ripagherà di tanti sforzi. E noi, accompagnando loro, accompagneremo anche noi stessi a riscoprire la nostra unicità e i veri noi stessi.

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